top of page

OLTRE, rituali per un nuovo mondo

Come imparare a riconnettersi con l'Anima del Mondo? Quali spazi, di noi stessi e degli altri, lasciamo alla Vita e alla Morte? Come possiamo guarire dalle ferite del passato, dalle ansie del futuro? È a questo genere di interrogativi che cerca di rispondere Au-delà, rituels pour un nouveau monde, il nuovo progetto della fondazione La Fayette Anticipations.


La mostra, che ho avuto l'occasione di visitare a Parigi proprio in questa settimana, riunisce infatti artisti di diverse generazioni e propone un viaggio che evoca rituali ancestrali e contemporanei, individuali e collettivi, alla ricerca di un nuovo senso del Sacro.


In un momento storico in cui il nostro stesso pianeta ci appare sempre più alieno e ostile, in cui i popoli sembrano essersi distaccati definitivamente dal loro stesso potere magico, il desiderio di reinventare rituali e linguaggi nuovi può essere visto come una sorta di controcultura, una risposta al degrado dei nostri tempi e di ogni cosa che si dice vivente.


La mostra Au-delà, rituels pour un nouveau monde s'inserisce pienamente in questa tendenza, presentandosi agli occhi dei più curiosi come una vera e propria esperienza coreografica, attraverso opere inedite o raramente esposte, storiche, moderne e contemporanee, che toccano tutti i mezzi di espressione possibili: dall'arte pittorica alla musica, dalle creazioni tessili al teatro, dall'audiovisivo alla scultura... siamo, di fatto, nel cuore di ogni potenzialità umana, ora individuale, ora aggregante, sempre costantemente confrontata con quell'Oltre che ci spira e atterrisce allo stesso temp: cosa c'è al di là delle nostre stesse profondità? Oltre il buio più nero?


La mostra si articola su tre livelli, tre "capitoli" diversi cui è dedicata una tematica, o piuttosto un interrogativo, ben particolare. Scopriamoli insieme.


Capitolo 1

Se il cortile della fondazione è occupato dalla nuova scultura totemica di Michèle Lamy, è proprio a partire dal primo piano che veniamo trascinati in una sorta di trance grazie alle musiche di Kali Malone (ascolta la playlist)


In questo primo "capitolo", scopriamo rituali ancestrali e contemporanei: da Bianca Bondi a Ana Mendieta, da Wifredo Lam e Hildegard von Bingen, queste opere prendono in prestito linguaggi, simboli e concetti legati alla magia, all'occulto, all'alchimia, alla divinazione...



Ogni opera ci porta attraverso strati del tempo, sincronicità, déjà-vu e mondi paralleli: un universo di infinite metamorfosi che ritroviamo in Tau Lewis, o con gli idoli delle Cicladi, e che invitano a riflettere sul potere del rito, inteso come un atto trasformativo e assoluto.


L'arte, come il rituale, serve a restaurare storie invisibili e dimenticate e già disegna una poetica della spiritualità. Lo vediamo benissimo nei lavori di Christelle Oyiri o di Matthew Angelo Harrison. Mi hanno fatto pensare all'arte spiritistica del secolo scorso: quel'Io collettivo che crea mondi immaginari attraverso la mano dell'artista...


>> SUL POTERE DEL RITO GUARDA IL VIDEO



In questa sezione troviamo anche molti artisti che hanno fatto della loro arte un'occasione di guarigione, come TARWUK, Jeanne Vicerial, Anna Zemánková e Janina Kraupe-Świderska.


L'arte qui diventa un vero e proprio viaggio di ri-nascita. Un ouroboros di vita.



Capitolo 2

Il secondo "capitolo" della mostra si concentra sulla natura ciclica di tutta l'esistenza, sulle sue continue trasformazioni, soffermandosi poi su quei due grandi momenti della vita di ciascuno che sono la nascita e la morte.


Nelle società antiche, come quella punica o egizia, la Morte non era certo considerata la fine di ogni cosa, ma il principio stesso di un'altra esperienza possibile, quindi un rito di passaggio.


In questa parte troviamo opere che parlano proprio della difficile transizione tra Cielo e Terra, tra materiale e spirituale. Una transizione che abbracciamo tutti, prima o poi, poeticamente esplorabile proprio grazie alle pratiche rituali, come quella di Samhain.


Il secondo capitolo ci immerge nei lavori di Ivana Bašić, Kat Lyons o di Eva Hesse fino a farci incontrare un'autentica una stele sacrificale di origine punica: cosa scompare di noi, dopo la morte? Cosa, invece, può finalmente affiorare?



Un'interessante variazione sul tema è data poi da artisti come Tobias Spichtig e Romeo Castellucci che evocano, invece, l'assurdità dell'esistenza e ci conducono in un universo pieno di forze incomprensibili e terrificanti, di vuoti esistenziali, di caos e follie liberatorie.




Capitolo 3

Il terzo e ultimo capitolo della mostra conclude un viaggio rituale e iniziatico; è un inno al cambiamento, alla rinascita, una celebrazione magica delle relazioni, visibili e invisibili, che s'instaurano tra il terreno, il divino e il sublime.


E' in questa parte che si trova, a mio avviso, il vero pezzo forte dell'intera collezione: Song for Living, un video di Korakrit Arunanondchai e Alex Gvojic che ci porta a incontrare le nostre anime ancestrali...



Songs for living è una narrazione per immagini che prende in prestito le sue parole dal poeta e filosofo francese Édouard Glissant, dall'autore e premio Nobel polacco Czesław Miłosz e dalla filosofa, mistica e attivista francese Simone Weil.


Qui, Korakrit Arunanondchai e il regista Alex Gvojic sollevano domande sull'affinità tra l'uomo e il divino, sulla possibile riconciliazione con qualcosa più grande di noi.


Il video ci invita, infatti, a partecipare alla creazione di questo mondo, dis-creando noi stessi: vediamo rappresentate immagini strane e disturbate, a volte orrende, a volte profondamente poetiche, che raccontano le trasformazioni di menti e corpi, di organismi smembrati, liquefatti, pronti ad unirsi all'Universo.



 

Au-delà, rituels pour un nouveau monde è un chiaro invito alla metamorfosi. Dopo aver esplorato la mostra in profondità, direi che il suo sforzo principale è quello di interrogarsi sull'enigma della vita.


Questa "interrogazione interiore", comune a tutti noi, viene svolta proprio grazie a rituale, ovvero a quell'atto di psicomagia primigenia che, fin dalla notte dei tempi, ci fa cantare, piangere, danzare e co-creare insieme, in quanto Umanità.


Riti e rituali che scopriamo lungo questo viaggio ci raccontano, quindi, parte di una storia già trascorsa, ma plasmano anche quella che speriamo di vivere e, di inventare, in quanto esseri umani e magici per il Mondo che Verrà.


 

Informazioni utili:

Au-delà, rituels pour un nouveau monde

Dal 15 febbraio al 7 maggio 2023


Lafayette Anticipations

9 rue du Plaster, Parigi 75004

 

Se l'articolo ti è piaciuto lascia un ❤️ in fondo a destra

 

Vuoi dialogare con il tuo Sé Superiore?





193 visualizzazioni

Post correlati

Mostra tutti
bottom of page