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Immagine del redattoreElisabetta Giuliani

Mitologia, o l'oracolo della Sibilla

Per le civiltà antiche il mito era la trascrizione fedele di fatti realmente accaduti, spesso legati all'origine stessa del mondo e dell'uomo. Fatto sta che, a distanza di secoli, la mitologia riesce ancora a parlarci di verità universali, raccontando la nostra storia attraverso molteplici storie. La parola mitologica è una parola misteriosa, magica e oracolare. Il suo senso finale sta negli occhi, nelle orecchie e nel cuore di chi lo riceve...



La mitologia dice la condizione umana, in tutte le sue contraddizioni. Ora è immensa, sa superare se stessa, usa il suo talento per ingannare gli dei, protegge la virtù, difende l'onore, s'inchina davanti alla sacralità della famiglia, ama oltre la morte terrena, combatte per la causa più giusta. Ora è infima e meschina, tradisce e si consuma nel desiderio, macchia la coscienza di delitti e menzogne, si vende al miglior offerente. E' debole, accecata dall'ira e dalla vendetta.


Sfida gli dei per noia, per provocazione o per follia.

Pur essendo varia e molteplice, la mitologia risponde e corrisponde a un'unica ed immutabile tensione che è quella della vita stessa, e che oscilla tra due pulsioni: Eros e Thanatos. Amore e morte.


Tra i tanti personaggi mitologici, ce n'è uno che mi affascina più di tutti: la Sibilla. Si tratta, in realtà, di una figura storicamente esistita. Essa vive quindi tra realtà e mito, quanto basta a farne uno dei più potenti archetipi femminili.

Dotate di virtù profetiche, le Sibille erano donne in grado di fare predizioni e di fornire responsi a ogni quesito.

Esse parlavano un linguaggio oscuro, volutamente ambiguo, magico e misterioso, tale da prestarsi a mille interpretazioni.


Ispirata dagli dei, la Sibilla conosce il mondo e conosce gli uomini. Sa che la verità delle cose non può essere detta, ma solo lasciata indovinare. E la "divinazione" è un dono che ciascuno di noi può decidere o meno di fare a se stesso, ogni volta che intraprende senza pregiudizi il viaggio della vera conoscenza.

Una della premonizioni più famose della Sibilla diceva:


Ibis redibis non morieris in bello.

Come tutti i responsi oracolari, questa frase è duplice e cambia di significato a seconda della punteggiatura utilizzata. Infatti, se mettiamo una virgola prima di "non" (ibis, redibis, non morieris in bello), il significato sarebbe


"Andrai, ritornerai e non morirai in guerra"

Ciò che lascia prefigurare l'esito positivo della missione.


Se, invece, la virgola viene spostata dopo la negazione (ibis, redibis non, morieris in bello), otteniamo esattamente il senso contrario:


"Andrai, non ritornerai e morirai in guerra"

Per i tempi sfidanti che stiamo vivendo, ho interrogato la mia Sibilla interiore e questo è quanto mi ha saputo dire: "A voi tutte le libertà, tranne quella di essere vigliacchi"



 

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