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Accordi Toltechi: 4 regole per vivere meglio

I Quattro Accordi Toltechi è un libricino di un centinaio di pagine, pubblicato nel 1997 negli Stati Uniti e venduto in tutto il mondo, registrando ben oltre quattro milioni di copie. Ci parla di quattro regole da seguire per una vita fatta di libertà, felicità e amore. Scopriamoli insieme.


Il titolo fa riferimento ad un popolo scomparso, i Toltechi, protagonisti indiscussi dell’epoca precolombiana. Artisti, scienziati, brillanti astronomi e ingegneri, i Toltechi hanno diffuso la loro influenza in tutta la Mesoamerica. Molti ipotizzano, addirittura, che fu proprio questo popolo ad introdurre il culto di Quetzalcoatl, il serpente piumato degli Aztechi, dio del vento, di Venere, dell’alba, dei mercanti e delle arti, dei mestieri e della conoscenza.


L'autore del libro, Miguel Ruiz, è uno sciamano messicano che, ispirandosi a questi antichi saperi, propone a ciascuno di noi un’insolita sfida: stringere un “patto” segreto con se stessi, e onorarlo giorno dopo giorno.


Stringere un patto con se stessi : il "contratto magico"


Quattro leggi, quattro accordi, quattro semplici promesse da non infrangere mai. L’obiettivo? Sgretolare le convinzioni dell'ego, le nostre credenze limitanti, i pensieri ossessivi. Tutte illusioni che si sviluppano in noi già dall’infanzia, distorcono la nostra percezione della realtà e ci mantengono in uno stato di sofferenza.


A forza di condizionamenti culturali ed educativi (su cosa sia giusto o sbagliato, buono o cattivo, bello o brutto) e delle nostre proiezioni personali (Devo essere gentile, Devo avere successo, ...) noi finiamo, infatti, con il costruire un’immagine falsa di noi stessi, e del mondo.

 

Una saggezza ancestrale

Abbiamo già visto negli articoli dedicati al Tjukurrpa aborigeno, al Kintsukuroi dei giapponesi o alla filosofia Ho'hoponopono di Hawaii che i popoli antichi erano molto avanti rispetto a noi in termini di "pratiche" e metodi di sviluppo personale!


Anche l'idea di Miguel Ruiz non è nuova. Appoggiandosi sulle tradizioni del popolo nativo americano, essa riflette infatti i principi della terapia cognitiva, dimostrando che "il modo in cui le persone interpretano le loro esperienze ha un impatto significativo sui loro sentimenti, quindi sul loro comportamento."


Per esempio, se un individuo giudica una situazione pericolosa, egli proverà ansia e cercherà di fuggire o evitare la situazione; allo stesso modo, se una persona pensa che i suoi problemi siano senza speranza, questa persona diventerà depressa. I pensieri che producono sofferenza psicologica sono chiamati dalla psicoterapia cognitiva "pensieri automatici", ovvero pensieri che avvengono al di fuori della consapevolezza, e quindi che non possono essere controllati.


I quattro Accordi Toltechi sono, in un certo senso, un codice di condotta. Essi consentono di interpretare le cose del mondo in modo sano e sereno.


Questi quattro mantra pieni di buon senso hanno, infatti, un potere molto grande. Come tutte le cose semplici e autentiche. Ecco quali sono:


Accordo n°1: Fa che la tua parola sia impeccabile - Parla con integrità, di solo quello che pensi. Non usare le parole contro te stesso, o contro gli altri.
Accordo n°2: Non prendere nulla personalmente - Ciò che gli altri dicono, o fanno, è solo una proiezione della loro realtà. Quando t'accorgi di questo, diventi immune alle sofferenze inutili.
Accordo n°3: Non fare ipotesi - Abbi il coraggio di fare le tue domande ed esprimere i tuoi veri desideri. Comunica chiaramente con gli altri per evitare tristezze, incomprensioni e drammi.
Accordo n°4: Fai sempre del tuo meglio - “Il tuo meglio” cambia di volta in volta. Qualunque siano le circostanze,fai del tuo meglio e eviterai di giudicarti troppo duramente.
 

1. Fa che la tua parola sia impeccabile

Miguel Ruiz ricorda il potere della parola sulla psiche. Chi non è mai stato ferito da una frase offensiva, da una parola di troppo? Il linguaggio è uno strumento che può distruggere. O costruire. Le parole hanno un peso, agiscono sulla nostra realtà. Un esempio? Dì a un bambino che è cicciottello e si sentirà grasso per tutta la vita...


La parola è dunque un'arma a doppio taglio, un'arma onnipresente nella vita di ognuno di noi.


Non appena siamo in gruppo ci sentiamo obbligati a parlare, a rompere il ​​“silenzio” imbarazzante. Come visto in precedenza nel video sulle 8 dimensioni spirituali della poesia, la maggior parte delle persone non smette mai di pensare. E questo "pensare" incessante si esprime sotto forma parola, di dialogo interiore.


Sfortunatamente il più delle volte noi non controlliamo i nostri pensieri: le parole ci escono di bocca senza filtri, cosi come vengono formulate nella nostra mente, dai nostri pensieri.


Come fare, allora?

Ebbene, questo accordo tolteco suggerisce la moderazione: non dire troppo, né troppo velocemente. Secondo lo sciamano Miguel Ruiz, tutto inizia e finisce con il discorso interiore. Ogni critica, ogni parola negativa inquina la nostra mente. E di conseguenza, inquina il rapporto con gli altri. Intrattenere un buon dialogo interiore è quindi la chiave di tutto.

Parliamo poco, ma parliamo giusto, valorizzando le nostre qualità e quelle degli altri.


2. Non prendere nulla personalmente.

Le parole e le azioni degli altri non ci riguardano, di per sé. Appartengono all’Altro, perché sono l'espressione delle sue convinzioni. Sei stato criticato? O acclamato? Questa è solo l'immagine che l'Altro s’è fatto di te. Non sei tu.


Allo stesso modo, gli eventi che si verificano non sono sempre le conseguenze dirette del nostro comportamento, delle nostre decisioni. Secondo Miguel Ruiz, è importante uscire da questo egocentrismo che ci fa credere che tutto ciò che accade intorno a noi è colpa (o merito) nostro.


E' l'"Io” che ci tiene nell'illusione, e quindi nella sofferenza.


Come fare, allora?

Prendendo le dovute distanze. Se riconduciamo sistematicamente a noi stessi ciò che, in realtà, appartiene all’Altro, noi inneschiamo inevitabilmente una serie di reazioni di paura, rabbia, tristezza o difesa. Lascia a ciascuno la responsabilità delle sue parole e azioni, non interferire. Spesso basta questo per ritrovare l’equilibrio.


3. Non fare ipotesi.

Noi tutti supponiamo, sviluppiamo ipotesi e finiamo col credere alle nostre proprie invenzioni. Un esempio? Stamattina un collega non vi ha detto “buongiorno” e subito pensate che ce l’abbia con voi! Ecco ciao’ che Ruiz chiama il “veleno emozionale”.

Per liberarsene bisogna mettere a posto le cose, esprimendo i propri dubbi con assertività. Ciò significa imparare ad ascoltare.


Come fare, allora?

Diventando consapevoli che le nostre supposizioni sono creazioni del pensiero. Una volta che un'ipotesi diventa convinzione (“Questo amico è arrabbiato con me”), sviluppiamo un comportamento di contrattacco (”Anche io sono arrabbiato con lui” oppure “Devo convincerlo a volermi bene di nuovo”), fonte di ansia e stress.

Questo accordo invita ad affrancarsi dalle pressioni inutili, spesso autoinflitte.


4. Fai sempre del tuo meglio.

Questo accordo risulta dai primi tre. Quando ti spingi troppo oltre, quando strafai insomma, ti svuoti della tua stessa energia e finisci per agire contro te stesso. Se invece fai meno di quanto potresti, ti esponi alla frustrazione, al senso di colpa e al rimpianto. Questo accordo ti spinge a trovare il giusto equilibrio.


Come fare, allora?

Nessuna norma può decretare ciò che è giusto per te. Per Miguel Ruiz, a volte, fare ciò che è meglio per se stessi è solo stare a letto, non fare proprio nulla!

La trappola peggiore in cui possiamo imbatterci è la corsa alla perfezione, alla piena “performance”. Diventare una macchina infernale.


Un modo per evitarlo, è quello riformulare i nostri pensieri già nel dialogo interiore e sostituire il classico "Devo fare questa cosa" con "Posso fare questa cosa".


Ciò permette di interiorizzare l'obiettivo da raggiungere, senza preoccuparsi del giudizio e delle aspettative degli altri.

 

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