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[VIDEO] Parassitato dalla Malinconia

Nella dodicesima puntata di ARCANO 6 parliamo della malinconia come forma di parassitaggio energetico ed emozionale, attraverso la testimonianza di Gabriel.




l parassitaggio della malinconia: quando l’ombra si nutre del dolore dell’anima


La malinconia non è solo un’emozione. Nell’ottica esoterica, essa è una porta sottile, una soglia tra i mondi. È il richiamo di ciò che è stato, la Notte Oscura dell'Anima che piange la propria esistenza dimenticata. Ma attenzione: non tutte le malinconie sono pure. Alcune sono infestate.


Nella visione dei mistici, la malinconia autentica è un richiamo dell’anima alla propria origine divina. Ma quando questo richiamo viene intercettato da forze che operano nell’invisibile, può trasformarsi in una gabbia dorata. Parliamo di parassitaggio energetico: presenze sottili, entità astrali, pensieri-forma autonomi che si nutrono delle vibrazioni dense della tristezza prolungata, della nostalgia senza luce, della ferita mai trasformata.


Queste entità – a volte generate dalla psiche collettiva, altre volte legate alle larve del piano astrale – si attaccano al campo emozionale umano come echi che sussurrano sempre la stessa storia: “Resta nel dolore. Solo lì sei vero. Solo lì sei profondo.” Il risultato è uno stato alterato di coscienza in cui il soggetto confonde il proprio destino con la propria ferita.



Melan-Kholé: l’inconscio come vaso oscuro


La parola “malinconia” deriva da melan-kholé, “bile nera”: un umore saturnino, alchemico, legato all’opera al nero (nigredo). In alchimia, questo stadio è essenziale: è la discesa negli abissi della materia e della memoria. Ma ciò che distingue l’iniziato dal prigioniero è la consapevolezza. Il primo attraversa il nero, lo trasforma; il secondo vi si identifica.


Quando il nero non viene trasmutato, si calcifica nel corpo sottile. Nasce allora una malinconia sterile, parassitata: non più porta verso l’alto, ma spirale verso il basso.


È in questa malinconia che proliferano i parassiti psichici, che si presentano come idee ossessive, ricordi ipnotici, identità vittimiche. Il dolore diventa un trono. E l’anima, schiava del suo stesso canto.


Il piacere sottile della sofferenza


Una delle trappole più raffinate è il piacere inconscio della sofferenza (Leggi l'articolo LO SQUISITO DOLORE). Non parliamo di masochismo, ma di una compensazione energetica: la malinconia, se non vigilata, può divenire fonte di potere illusorio, di narrazione mitica del sé. Il parassita alimenta questa dinamica suggerendo che soffrire sia segno di profondità, che la gioia sia frivola, che la leggerezza sia tradimento.


Così, l’iniziato in cammino viene tentato: rimanere nella malinconia significa rinunciare al volo, ma restare fedeli alla propria ferita. È il patto oscuro tra l’anima e l’ombra.


Esorcismo dolce: vigilanza e distacco


Liberarsi dal parassitaggio della malinconia non significa eliminare il dolore, ma trasformarlo in materia di lavoro interiore. L’unico antidoto è la vigilanza sottile, l’occhio del cuore che osserva senza giudicare. Occorre distinguere la malinconia fertile – che apre alla compassione, alla poesia, alla memoria sacra – da quella sterile, che ripete senza fine il trauma.


Nel linguaggio esoterico, si tratta di tagliare il filo dell’egregoro, di recidere le corde energetiche che legano l’anima a forme-pensiero stagnanti. Questo può avvenire attraverso rituali di purificazione, sogni lucidi, preghiera vera, o semplicemente attraverso il coraggio silenzioso di guardarsi dentro con occhi nuovi.


La malinconia può essere un portale o una prigione. Dipende da chi la abita.


Per partecipare alla trasmissione:  contatto.arcano6@gmail.com

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