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Israele e Palestina, una guerra tra archetipi

Il conflitto tra Israele e Palestina è uno dei più complessi e drammatici della storia contemporanea. Non si tratta solo di una guerra per la terra o di una tensione religiosa: dietro la cronaca geopolitica si nasconde una dimensione simbolica più profonda, fatta di miti fondativi, archetipi e memorie collettive.





Quella tra Israele e Palestina è una guerra tra archetipi anche perché le tue parti condividono la stessa geografia sacra: Gerusalemme, il deserto, lecolline di Giudea, i villaggi della pianura costiera...


È una terra che per entrambi non è soltanto spazio fisico, ma luogo del mito, origine e fine di ogni promessa e perdita. Qui si incrociano le figure di Abramo, Isacco e Ismaele, Mosè, Davide e Maometto; qui la Croce e la Mecca, il Tempio e la Cupola della Roccia, il Muro del Pianto e la Spianata delle Moschee coesistono come palinsesto sacro.


Per gli israeliani è compimento di una promessa, per i palestinesi è una perdita irrimediabile. Così ogni mito si specchia nell’altro: l’Esodo e la Shoah per Israele, la Nakba per i palestinesi.


Questi eventi non sono soltanto fatti storici, ma diventano archetipi: Israele come Eletto e Sopravvissuto, Palestina come Escluso e Martire. Due figure speculari che si alimentano a vicenda, rendendo il conflitto una spirale senza fine.


La radice simbolica affonda già nella Bibbia: Abramo è padre di due discendenze, Isacco e Ismaele, due fratelli destinati a contendersi la stessa eredità. Questo mito originario continua a risuonare oggi nella lotta tra due popoli che si percepiscono insieme eletti ed esclusi.


Capire il conflitto israelo-palestinese solo con le categorie politiche non basta. Serve una chiave simbolica: solo riconoscendo la ferita comune e la specularità degli archetipi sarà possibile avviare scenari di pace e guarigione collettiva.


 


e inizia il viaggio oltre la guarigione.


mano psicomagica

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