top of page

Il Nian e le lanterne rosse

Il tredicesimo «arrondissement» di Parigi è tradizionalmente conosciuto come una piccola China Town. In questi giorni, nei pressi del municipio, si vedono per strada esotici decori: lanterne rosse che fluttuano al vento, ideogrammi giganti che pendono dai balconi, teste di dragoni variopinti che spuntano quando meno te lo aspetti. Tutto è pronto per il Capodanno cinese. Il tempo del Nian.

Secondo la leggenda, l’origine di questa festa risale al tempo del Nian (年). Il Nian era un mostro terribile che una volta ogni dodici mesi usciva dalla sua tana per divorare gli uomini.


L’unico modo per salvarsi da quest’orribile sacrificio umano era riuscire a terrorizzare il Nian.


Il mostro, infatti, era particolarmente sensibile ai rumori forti e al colore rosso. Così, sempre secondo la leggenda, gli uomini cominciarono a festeggiare l’anno nuovo con canti, schiamazzi e fuochi d’artificio proprio per scongiurare l’arrivo del Nian.


Ancora oggi, tra le lanterne rosse, durante la «danza del leone», la gente sfila per strada inseguendo una mostruosa maschera, un omaggio al Nian.


Quello che più mi attira del Capodanno cinese, pero’, sono le lanterne. Realizzate con carta colorata, alcune di esse sembrano oggetti magici. Quelle dei cavalli in corsa, ad esempio, sono composte da un meccanismo rotante ed una candela. Quando si accende la candela, l'aria calda prodotta sale e fa muovere il meccanismo su cui sono applicate sagome di cavalli. Sembrano vivi, galoppano.


Le lanterne custodiscono un indovinello


Le lanterne, poi, custodiscono un indovinello. Trovarne la soluzione è tra le attività preferite durante i festeggiamenti. Ogni padrone di casa attacca un indovinello alla sua lanterna e la espone all'ingresso. Il visitatore potrà staccarlo solo dopo aver sciolto l’enigma, ricevendo in cambio un piccolo regalo.


Mentre passeggio in China Town, vedo decine di lanterne appese e penso a Pirandello.

La lanterninosofia, l’indovinello più difficile. Quello senza soluzione che parla del sentimento della vita.


"E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene.


Un lanternino che projetta tutt'intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi.


Spento alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione?" - Il fu Mattia Pascal, 1904.

 

Ritrova la "lanterninosofia" dell'Arcano IX, L'Eremita.


56 visualizzazioni

Post correlati

Mostra tutti
bottom of page