top of page
Immagine del redattoreElisabetta Giuliani

[RACCONTO] La neve a Parigi.

Ieri ho visto Paul.


Pollo – è così che lo chiamo - mi vuole bene, me lo dice sempre. Quando lo fa, lui guarda per terra e mai dritto nei miei occhi.

Per Pollo, Internet non ha più misteri, così gli ho chiesto di aiutarmi col blog. Io, fino a qualche giorno fa, non sapevo nemmeno cosa fosse un blog. Dicono che è come un diario segreto, solo che tutto il mondo puo’ leggerlo. A me piacciono i diari e ancora di più i segreti, specie se posso dirli a tutto il mondo.


Pollo dice che bisogna creare parecchio testo, con le keywords, i tags, i metatags e tutto il resto, se voglio ottenere un buon referenziamento naturale. Pensa al SEO, insomma. Ho risposto che avrei fatto tutte quelle cose per filo e per segno. Mi sembravano più che giuste. Incomprensibili, ma giuste. Dopo qualche ora, gli metto il mio lavoro sulla scrivania. « Che me ne faccio di questi fogli di carta? Dov’è il file con il testo? » Allora gli dico che è stato lui a suggerirmi di fare quel coso naturale, il referenziamento. Ed io ho scritto nel modo più naturale possibile, con carta e penna.


« Ma cosa dici? E poi manca una linea editoriale... per non parlare del content! Non c’è nessun filo logico! » Non gli rispondo, spengo il PC e lo bacio. Tra me e Pollo funziona così. Se non capisce, io lo bacio. Perché so che quando tornerò in Italia, i miei baci gli mancheranno.


Un filo c’è eccome, sono io. Internet è una grande maglia e io mi sento come quel filo unico che pende fuori. Quello che rovina l’estetica dei vestiti, per interderci, e che si taglia via con le forbici. Che poi, se uno ci pensa, è proprio triste la vita di un filo. O si spezza subito, oppure s’intreccia con un altro, anche se questo non fa proprio pendant con il suo colore, con la sua fibra. Ma, almeno, non è più solo. E due fili insieme, si sa, sono più resistenti. Come diceva mia nonna, sempre con l’ago in mano.


Pollo non mi segue in queste storie di aghi, di fili e di intrecci. Dice che la vita è semplice e che sono io a complicare tutto. Come con questa storia del blog. Io non ci vedo nulla di complicato. Voglio solo un posto dove far cadere i miei pensieri, così come vengono. E senza che facciano rumore. Qualcosa che assomigli alla neve. « Cosa c’entra adesso la neve?! », gracchia Pollo, lontano in cucina.


Oggi, a Parigi, c’è la neve. Una coltre di ghiaccio lastrica le vie del mio quartiere. La strada fredda mi respira tra i vestiti. E a me sembra di respirare due volte. La gente cammina lenta e fa attenzione ad ogni passo. A volte, qualcuno scivola davanti alla boulangerie sotto casa. Paul dice che quell’edificio lì non è a norma di legge e che qualcuno, prima o poi, dovrà intervenire...


Quando sta per dirmi qualcosa d’importante, Pollo fa sempre una sorta di danza, specie se ci troviamo per strada: due grandi passi avanti, una mezza piroetta, poi si accorge che sono rimasta indietro, allora si mette in posizione con le mani ai fianchi e mi aspetta.


« Che vergogna! », dice puntando il naso verso la boulangerie. Poi scuote la testa, agitando al vento le sue piume migliori. Ultimo passo di danza. Di solito funziona e io, al secondo volteggio, affretto il passo per raggiungerlo, sempre tanto impressionata. Ma, questa volta, no. Per me, c’è solo la neve. E’ così tanta che basta a coprire tutte le vergogne del mondo. Pure quella della boulagerie.


Usciamo di casa per andare in aeroporto. Alla stazione RER di Port Royal, arriviamo tutti in orario: Pollo, tre pains au chocolat ed io. Lancio uno sguardo rapido al pannello delle partenze. Ogni treno ha il suo codice d’identificazione: ELAN, EPAR, ETAL, EVAM, EVEN, EXIL, EWIL, EZAN... Tutte quelle E mi ipnotizzano, anche il mio nome inizia così.


Pollo mi dice di fare attenzione, perché solo due di questi treni vanno in direzione dell’aeroporto. « EXIL arriva tra venti minuti, quello subito dopo è ELAN ». Io scoppio a ridere. In francese, exil vuol dire “esilio”, mentre élan significa “slancio". Mi chiedo se anche Pollo si sia accorto del gioco di parole e, intanto, penso che la mia strana vita, tra Francia e Italia, assomiglia proprio a questo. « Cosa prendo oggi? » , chiedo a Paul, « Lo slancio, l’esilio?»


Pollo mi fa lo sguardo della gallina. Obliquo, un po’ interdetto. Immobile sui binari, io valuto a lungo le due opzioni. L’esilio ha i suoi vantaggi, certo. Fa saltare i ponti, costringe a reinventarsi. Quanto allo slancio, poi, è il motore di ogni avventura. EXIL e ELAN sono più che due semplici treni, e io non so proprio quale prendere.


Paul è nervoso, adesso. Dice che perdo tempo, quando tempo non ce n’è. « Sei peggio di una bambina! Vuoi perdere l’aereo? » Allora, mi prende per mano. Mi piace. Dandogli la mano, sento che potrei attraversare proprio tutto. Pure ad occhi chiusi.


Intanto, una voce all’altoparlante annuncia : « CAUSA NEVE, TUTTI I TRENI SONO SOPPRESSI ». Niente slancio, oggi, a quanto pare. Niente esilio.


Paul ed io torniamo a casa, mano nella mano.


Tutto il resto è Parigi nella neve.

 

Dal 23 dicembre 2020 al 31 gennaio 2021 si è tenuto il premio letterario "Molto forte, incredibilmente lontano. Scrivere dalla distanza", indetto dalla Scuola di Scrittura Belleville - TYPEE. e dedicato a chi vive o ha vissuto all’estero.

Il mio racconto "LA NEVE" è stato selezionato tra i migliori per realizzare un'antologia intitolata L'ARRIVO, disponibile in formato ePub.


Puoi scaricare l'ebook gratuitamente, utilizzando il pulsante qui sotto.


La giuria del Premio Francesca Cristoffanini, direttrice della Scuola Belleville di Milano

Cristina Marconi, scrittrice, giornalista e docente del corso “Molto forte incredibilmente lontano”

Maria Carolina Foi, direttrice dell’Istituto Italiano di cultura di Berlino

Sandro Cappelli, direttore dell’Istituto Italiano di cultura di Parigi

Alessandro Raveggi, scrittore, saggista e docente ospite del corso “Molto forte incredibilmente lontano”

 

Scopri i miei ultimi libri




31 visualizzazioni0 commenti

Post correlati

Mostra tutti

Comments


bottom of page